“La circostanza che la società in house sia soggetta a fallimento non esclude che il legale rappresentante possa essere condannato per il reato di peculato”, così la Corte di Cassazione, con la sentenza n. 37076 del 12 ottobre 2021.
La Corte di appello aveva erroneamente qualificato l’imputato come incaricato di pubblico servizio, sul presupposto che lo stesso, nella veste apicale di presidente del consiglio di amministrazione, esercitasse funzioni connotate da interessi pubblicisticamente orientati, seppur non idonee a rendere ipotizzabile la qualità di pubblico ufficiale.
In realtà, egli si limitava a svolgere all’interno della suddetta società una normale attività di gestione ed indirizzo, tipica della figura manageriale di una società di capitali, rimanendo sostanzialmente estraneo al rapporto di servizio con il socio pubblico e non ingerendosi in materie e settori operativi di carattere pubblicistico.